L’Osservatorio Supply chain finance del Politecnico di Milano: il reverse factoring fra le soluzioni più diffuse contro la stretta alla liquidità
Il “buy now pay later” esce dai confini del mercato consumer trasformandosi in una nuova soluzione per la finanza di filiera. Il Bnpl nella forma B2B è infatti una modalità di pagamento che consente alle imprese clienti di un grande fornitore capofiliera di acquistare i suoi prodotti posticipando il pagamento fino a 90 giorni rispetto ai termini di pagamento tradizionali, basandosi sullo standing dell’imprese fornitrice.
È questa la più recente innovazione nell’ambito della supply chain finance, che assume un ruolo sempre più strategico per l’accesso al credito delle imprese di fronte alla stretta di liquidità tra inflazione e aumento dei tassi d’interesse, come indica l’Osservatorio Supply chain finance del Politecnico di Milano. In questa chiave le aziende sfruttano sempre più le relazioni di filiera per ridurre il costo del capitale e snellire il processo di concessione. Non è un caso che la crescita maggiore tra le soluzioni più diffuse la registri il reverse factoring, la partnership di filiera che favorisce la cessione delle fatture ai fornitori sfruttando il merito creditizio del cliente, che mette a segno un balzo del 10% a 8,9 miliardi di euro. A dominare il mercato sono sempre le formule più tradizionali del factoring, rimasto stabile nel corso del 2023 a 60,4 miliardi, e dell’anticipo fattura, anch’esso invariato a 54 miliardi.
Nel complesso il valore del capitale circolante delle aziende italiane continua a crescere con un incremento tra lo 0,5 e il 3% a 563-575 miliardi di euro dopo il +10% del 2022, ma il mercato effettivamente servito da soluzioni di supply chain finance si ferma a meno di un quarto: 130 miliardi di euro, pari al 23% del potenziale, secondo le stime dell’Osservatorio. Nonostante abbiano numeri ancora limitati, registrano tassi di crescita a doppia cifra la carta di credito B2B (+13%), il dynamic discounting (+32%) e l’invoice trading (+24%). Ma queste tre soluzioni non arrivano ai 5 miliardi in totale.
Si registra un leggero calo del ciclo di cassa, che scende mediamente a 30 giorni (-5%), ma con una forte disparità che vede per le microimprese un ciclo più che triplo (103 giorni) che mette a repentaglio la loro sostenibilità finanziaria. Le Pmi sono in effetti quelle che avrebbero più da guadagnare da una gestione efficiente della liquidità e del capitale circolante, soprattutto in termini di disponibilità: il 57% ha bisogno di accedere a fonti di credito entro una settimana, di cui il 30% entro 24-48 ore, secondo un sondaggio condotto in collaborazione con Workinvoice. A oggi le Pmi privilegiano soluzioni tradizionali come prestiti e linee di credito, anche perché conoscono ancora poco i modelli di supply chain finance, che invece potrebbero essere di grande supporto in chiave di velocità ed efficienza. Oltre a processi rapidi e snelli, le aziende, soprattutto le piccole, cercano un supporto consulenziale umano che le orienti nelle loro scelte finanziarie. Ma anche la tecnologia può essere d’aiuto per trovare le soluzioni migliori e aumentare la conoscenza: “Le aziende – sottolinea Antonella Moretto, direttrice dell’Osservatorio – apprezzano sempre più modelli di ecosistema come le piattaforme digitali che integrano tecnologie evolute per migliorare e velocizzare tutti i processi per la scelta e l’adozione delle soluzioni più adeguate per la singola azienda: da semplice abilitatore il modello della piattaforma sta assumendo un ruolo centrale di orchestrazione dei flussi e di confronto delle offerte, con l’aggiunta anche di soluzioni ancillari rilevanti come il rating del rischio dei fornitori o quello legato alla sostenibilità”.
(Fonte: ilsole24ore)
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