Con l’aumento del costo della vita che continua a pesare sui bilanci familiari, il 74% dei consumatori a livello mondiale afferma di voler approfittare delle offerte durante il Black Friday di novembre di quest’anno: un aumento del 7% rispetto all’anno scorso. E si prevede che la spesa media mondiale supererà il 2022, in alcuni paesi fino al 22%. Durante il Black Friday, il Cyber Monday e il Singles’ Day, infatti, i consumatori statunitensi prevedono di spendere di più rispetto al 2022 ($460), seguiti dalla Svizzera ($390) e dalla Germania ($385). In UK, ad esempio, già il 66% dei consumatori mostra l’intenzione di spendere durante il “venerdì nero”. Questi sono alcuni dei dati emersi dal sondaggio sulla fiducia dei consumatori del Black Friday 2023, condotto dal Boston Consulting Group (BCG), che esamina i piani di spesa di oltre 7.000 consumatori in sette mercati (Australia, Canada, Germania, Svizzera, Polonia, Regno Unito e Stati Uniti). La situazione negli altri continenti è la medesima: ad esempio, in Corea del Sud , secondo un sondaggio condotto da TMON, il 52% degli intervistati cercherà occasioni online durante il Black Friday.
In Italia, secondo i dati dell’ISTAT, sono oltre 24 milioni gli italiani che fanno acquisti online, ossia il 55,3% della popolazione. Una percentuale in crescita anno su anno: stando ai numeri dell’ultimo rapporto Ambrosetti-Amazon di settembre si prevede infatti che entro la fine del 2023 gli acquisti online registreranno in Italia un +13% rispetto a un anno fa, raggiungendo il valore di oltre 54 miliardi di euro. Inoltre, ci si aspetta un ulteriore incremento del 5% in occasione del Black Friday di novembre, che è tradizionalmente il mese più caldo dell’anno per gli e-commerce.
Questa spesa per consumi record, anche se in parte determinata dall’inflazione su base annua, riflette una crescente attenzione alla ricerca di affari, mentre i consumatori spostano lo shopping natalizio da dicembre a novembre per beneficiare delle occasioni. Secondo il Rapporto Europeo sull’eCommerce 2023, il fatturato totale del B2C è salito a 899 miliardi di euro nel 2022, con un incremento del 6% rispetto al 2021.
Tra i vantaggi dell’e-commerce, uno dei più significativi è la capacità di abbattere le barriere geografiche, aprendo così la strada a un vasto bacino di potenziali acquirenti. Questa espansione del raggio d’azione consente alle aziende di accedere a gruppi di consumatori o altre imprese altrimenti difficilmente raggiungibili attraverso canali tradizionali. Inoltre, riduce in maniera significativa i costi operativi, grazie a una struttura di costi fissi notevolmente più contenuta rispetto a un’azienda con sede fisica. Questa efficienza nella gestione dei costi è accompagnata dalla capacità di superare interruzioni nelle catene di fornitura e dalla riduzione delle spese legate alle transazioni. L’e-commerce consente pertanto alle imprese di diversificare i loro mercati di destinazione, consentendo loro di vendere i propri prodotti contemporaneamente in diverse nazioni. Questa differenziazione contribuisce a ridurre il rischio di dipendenza da un singolo mercato e permette alle imprese di distribuire l’impatto delle fluttuazioni valutarie su diverse aree geografiche.
Ma cosa succede alle aziende al di fuori del settore dell’e-commerce B2C? Possono anche le aziende B2B approfittare del Black Friday per aumentare le vendite? La risposta è sì! Ricerche condotte da McKinsey dimostrano che l’e-commerce genera più del 18% di tutti i ricavi per la media azienda B2B, mettendolo alla pari con le vendite di persona e davanti a tutti gli altri canali. Ciò ci porta a credere che il Black Friday rappresenti un’importante opportunità commerciale anche per le aziende di e-commerce B2B.
E le aziende lo sanno bene. Il report B2B Digital Commerce di Netcomm, realizzato da in collaborazione con Big Commerce Adacto|Adiacent e Rewix, rivela che quest’anno il 61% delle aziende italiane con un fatturato superiore ai 2 milioni di euro ha investito nel commercio digitale. Tra le principali motivazioni che hanno spinto le imprese del nostro paese a focalizzarsi sull’e-commerce, troviamo: il 39% per migliorare il servizio offerto, il 24% per cercare nuovi clienti e il 30% per ampliare le aree geografiche raggiunte. Le previsioni dello studio indicano anche che nei prossimi tre anni il commercio digitale costituirà circa il 25% del fatturato totale delle aziende, in aumento rispetto all’attuale 11%.
Tuttavia, anche se le piattaforme di marketplace si profilano sempre più come driver dello sviluppo delle aziende di e-commerce e del digital export, il 44% delle imprese italiane non le utilizza: da un lato perché non è a conoscenza di tali piattaforme, dall’altro perché in azienda mancano profili in grado di utilizzarle. Emerge dall’analisi dell’Osservatorio Digital Marketing di Netcomm secondo cui soltanto il 31% delle imprese italiane B2B con oltre 2 milioni di fatturato ha attivato marketplace B2B: un dato limitato rispetto al mondo dei buyer, dove sono il 77% le aziende che hanno usato un marketplace B2B nei processi di acquisto. D’altra parte, il Digital Export è una delle maggiori opportunità offerte dai canali digitali alle imprese. In particolare, nel B2B, dove possono competere con grande successo anche le imprese medie e più piccole. Dall’Osservatorio sopracitato emerge, infatti, che la prima ragione per la quale le imprese italiane sono attive nel B2B Digital Commerce è proprio espandere il proprio mercato in nuovi Paesi e aree geografiche. Motivazione scelta dal 42% delle imprese intervistate.
Ciò nonostante, è importante tener conto dei rischi associati all’e-commerce nell’export B2B, uno dei quali è proprio il rischio di cambio valutario. Con un mercato sempre più ampio e transazioni che coinvolgono diverse valute, talvolta poco conosciute o utilizzate, le aziende che esportano possono trovarsi esposte a fluttuazioni valutarie che incidono sul valore dei loro prodotti e influenzano la loro redditività.
Affrontare in modo efficace il rischio di cambio richiede una comprensione approfondita delle dinamiche di mercato, così come la messa a punto di strategie di gestione del rischio valutario mirate. Attraverso un’analisi precisa delle specifiche esigenze aziendali, è possibile identificare e attuare soluzioni che riducano al minimo l’impatto delle fluttuazioni valutarie legate a diversi fattori (inflazione, politica monetaria dei paesi, mutazioni geopolitiche improvvise). Quest’ultime possono includere l’utilizzo di strumenti finanziari per coprire le posizioni esposte, la diversificazione delle operazioni in diverse valute e la cooperazione con player specializzati per sviluppare piani di gestione del rischio su misura, per far sì che il controvalore dei propri prodotti rimanga invariato o che comune risenta in modo limitato della volatilita’ dei tassi di cambio. In questo modo, le aziende possono continuare a beneficiare dell’espansione internazionale offerta dall’e-commerce, mitigando al contempo i potenziali effetti negativi derivanti dalla volatilità valutaria.
In conclusione, l’e-commerce è in costante espansione, in Italia e all’estero, con prospettive allettanti per il futuro. Sempre più aziende sono pronte a sfruttare questo trend che offre importanti opportunità per accrescere il proprio volume d’affari, a patto però che i rischi siano mitigati.
(Fonte: la mia finanza | Marta Bonati)
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