Ecco come scegliere le aziende Esg verso cui orientare le proprie preferenze e i propri investimenti.
Sostenibilità obbligatoria: ormai non si può fare impresa senza aver sposato i criteri di sostenibilità, che vuol dire rispetto dell’ambiente, promozione dell’inclusione e contrasto a ogni discriminazione rispetto alle diversità, trasparenza nei processi di gestione aziendale. L’acronimo Esg è quello che contraddistingue ogni azienda che voglia “fare bene i compiti a casa” e proporsi ai consumatori e a tutti gli stakeholder nel modo più corretto. Analizzando l’acronimo, possono essere riferite alla “E” tutte le attività di un’azienda nell’ambito ambientale; la “S” indica l’aspetto sociale e i criteri ad essa collegata esaminano l’impatto di un’organizzazione nel contesto della comunità in cui opera; la “G” di Governance, infine, riguarda i temi della gestione aziendale, che deve essere ispirata a buone pratiche e a principi etici. Ma poi ci vuole una valutazione Esg. Sia per rendere credibile l’obiettivo di sostenibilità, sia per orientare anche gli investimenti propri e non solo. Investire nelle società più sensibili ai temi Esg conviene: ci sono molte ricerche che lo confermano.
Ma allora come scegliere le aziende Esg verso cui orientare le proprie preferenze e i propri investimenti? A questo viene in soccorso una classifica, diffusa in questi giorni che ha stilato la top10 dell’Esg Indentity Corporate Index 2024. Conferme e novità rispetto alla classifica dello scorso anno.
La classifica
A guidare la graduatoria sono Hera, che guadagna una posizione rispetto allo scorso anno, seguita da Eni (prima nel 2023) e Poste Italiane (sempre al terzo posto la scorsa edizione), con Erg quarta e Snam al quinto posto. Ai vertici delle non quotate ci sono Bnl Bnp Paribas, Cdp e Astm, davanti ad Autostrade per l’Italia e Alperia. Mentre Fiera Milano si afferma come prima delle società quotate extra le prime 100, davanti a Sit Spa, Illimity Bank, Safilo Group e Aquafil. Sotto l’ombrello di investimento “ESG” sono radunate moltissime tipologie di strategie di investimento diverse. Inizialmente gli investimenti si basavano sull’esclusione o sulla “selezione” delle aziende in base a criteri di tipo etico. Si tendeva a escludere settori controversi come quelli, per esempio, delle armi e del gioco d’azzardo. Tuttavia, questi fondi generalmente presentavano un rischio più elevato e rendimenti inferiori, il che significa che hanno faticato a ottenere una seria trazione. Oggi esistono approcci più evoluti che cercano di premiare le aziende più virtuose sotto molteplici aspetti, anche grazie alla diffusioni di dati e rating sempre più avanzati. Il risultato è la possibilità di investire con un approccio meno restrittivo e più sofisticato.
L’ESG Identity Corporate Index (ESG.ICI, ex Integrated Governance Index), progetto di ET.Group giunto alla nona edizione, è l’unico modello di analisi quantitativa del grado di integrazione dei fattori Esg nelle strategie aziendali. Sempre più, grazie alla presa di consapevolezza delle società partecipanti, l’indice si profila come un indicatore della ESG Identity dell’azienda. Il campione di partenza coinvolge, oltre alle prime 100 società quotate, anche le società che hanno redatto la Dnf (paniere Consob) e le prime 50 società non quotate italiane.
Il questionario è stato sottoposto, eliminando le sovrapposizioni, a un totale di circa 300 aziende. Nel complesso, hanno preso parte al questionario 420 manager, in linea con lo scorso anno. L’indice copre oggi il 53% delle società del Ftse Mib e il 45% delle prime 100 società quotate italiane.
(Fonte: IlGiornale)
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