[BNPL for Business] E’ una spada di Damocle il possibile blocco delle operazioni di Lemonway per le piattaforme di crowdfunding italiane, che sperano in uno slittamento dei termini

Si avvicina rapidamente il 30 ottobre, data fissata dalla Banca d’Italia per lo stop all’attività sui nuovi clienti dell’istituto di pagamento francese. Ma sembra che Via Nazionale stia valutando una proroga del termine per dare almeno il tempo agli operatori di cambiare fornitore

Rischia di creare non pochi problemi al mercato del crowdfunding italiano il possibile blocco delle nuove attività in Italia per Lemonway, istituto di pagamento francese che gestisce attualmente le transazioni di oltre 200 piattaforme di crowdfunding in 29 Paesi europei e la maggior parte di quelle italiane. Tanto che, secondo quanto risulta a BeBeez InnovUp, l’associazione delle imprese innovative italiane, si sta muovendo per chiedere alle Autorità competenti un allungamento dei tempi in modo tale da permettere la transizione da una situazione di sostanziale monopolio Lemonway a un assetto alternativo dei servizi di pagamento. Un’operazione, questa, che potrebbe richiedere almeno nove mesi. Sempre secondo quanto risulta a BeBeez, Banca d’Italia starebbe iniziando a ragionare su questa ipotesi.

Ricordiamo che lo scorso 8 agosto Via Nazionale ha adottato un provvedimento che prevede il divieto per la fintech francese di stipulare nuovi accordi per l’offerta di servizi di pagamento, introdurre nuovi prodotti o servizi per la clientela e aprire nuovi conti di pagamento per gli utenti delle piattaforme già convenzionate. Tuttavia, fino al 30 ottobre 2024, tale misura non si applica ai servizi di pagamento offerti da Lemonway ai gestori di portali di crowdfunding già autorizzati come ECSP in base al nuovo Regolamento Europeo in materia di crowdfunding (si veda altro articolo di BeBeez). Entro il 30 ottobre, era stato precisato, Via Nazionale avrebbe preso una decisione sull’eventuale prosieguo dell’attività da parte della società francese rispetto a vecchi e nuovi clienti. Ciò senza fornire dettagli sui motivi alla base di tale decisione, e senza dare alcuna indicazione su cosa potrebbe succedere una volta trascorsa la scadenza del 30 ottobre.

Ora, l’ipotesi di una proroga di questi termini consentirebbe di gestire in modo controllato e a livello di sistema un problema che altrimenti potrebbe portare al blocco dell’attività di tante piattaforme italiane, soprattutto di lending crowdfunding.

Se un provider è inadeguato, si può infatti trovare un’alternativa. Cosa facile a dirsi ma non altrettanto a farsi. “Ci sono dei provider alternativi, anche italiani, per esempio TP Pay del gruppo TAS, i cui meccanismi sono tuttavia basati su logiche diverse rispetto a quelle adottate da Lemonway”, riferisce Tommaso Baldissera Pacchetti, ceo e fondatore di CrowdFundMe, tra le prime piattaforme leader in Italia nel crowdinvesting, In altri termini, occorre riscrivere i software di esecuzione. E per farlo occorre tempo. “Una stima realistica è circa 4 mesi, ma poi bisogna procedere al trasferimento degli account da Lemonway al nuovo provider. Occorrono tanti controlli perché non sono consentiti errori”, riferisce a BeBeez un altro operatore.

Ma perché Lemonway è così importante per le piattaforme di crowdfunding europee e italiane e soprattutto per quelle di lending? “Nell’equity crowdfunding, i movimenti di denaro non sono continui. Chi sottoscrive quote di una società, può pagarle con un bonifico bancario, dopodiché non ci sono cash flow ricorrenti. Si tratta pur sempre di startup in crescita che non pagano dividendi. Le exit hanno un orizzonte temporale di 6-8 anni”, spiega ancora Baldissera Pacchetti, che continua:  “Quando si parla di prestiti, tuttavia, le cose cambiano, perché i finanziamenti sono numerosi, le scadenze non sono lunghe, le cedole possono essere trimestrali o semestrali e vi é un pagamento certo alla scadenza del prestito (durata media 12 mesi), quindi il numero di operazioni bancarie è molto maggiore. Nel lending c’è bisogno quindi bisogno di un formitore tecnologico in grado di gestire tanti movimenti su tanti portafogli contemporaneamente, in media 220 a prestito”. Un’esigenza che si manifesta anche quando si emettono minibond sulle piattaforme, come nel caso di Fundera, promossa da Frigiolini & Partners. “Ma è una situazione diversa, perché i minibond sono gestiti, quando dematerializzati, da Monte Titoli, per cui transitano per il sistema bancario” aggiunge Baldissera.

La piattaforma di Lemonway si era nel tempo dimostrata la più efficiente, al punto che praticamente tutte le piattaforme italiane di lending crowdfunding l’hanno adottata come paying agent. “Nelle informative inviate dalle piattaforme di lending a Consob e Banca d’Italia, alla richiesta di indicare dei provider alternativi in caso di necessità, la risposta era stata all’unisono: non ce ne sono”, ha riferito a BeBeez un operatore.

In altri termini, in Italia se si ferma Lemonway si ferma anche l’erogazione di prestiti tramite piattaforme di lending crowdfunding, un mercato che negli ultimi anni ha avuto una crescita quasi esponenziale. Ovviamente i gestori stanno vivendo sonni agitati.

Come sopra accennato, la Banca d’Italia ancora non ha comunicato le motivazioni alla base della sua decisione, ma secondo quanto risulta a BeBeez i problemi hanno a che fare con le procedure di riconoscimento degli investitori, soprattutto a fini di antiriciclaggio e prevenzione del finanziamento del terrorismo (norme cosiddette AML/CFT). Sembrerebbe cioè che Lemonway non rispetti gli standard KYC (Know Your Customer) stabiliti dall’organo italiano di vigilanza bancaria.

“Se è questo ad aver mosso la decisione di Banca d’Italia, la preoccupazione è legittima. Quello degli standard di sicurezza è un problema molto sentito. In diversi Paesi europei gli standard di identificazione non sono all’altezza di quelli in vigore in Italia”, sottolinea Giacomo Bertoldiceo di Walliance, la principale piattaforma italiana di crowdfunding immobiliare (che non utilizza Lemonway).

Piuttosto, le critiche dei gestori di piattaforme a Via Nazionale si concentrano sul metodo. “La Banca d’Italia ha saputo che ci si serviva di Lemonway alla fine dell’anno scorso, quando si era nel processo autorizzativo conseguente al Regolamento UE. Non c’era proprio modo di far conoscere prima al mercato le sue perplessità su Lemonway?”, chiede un operatore. “Sarebbe auspicabile una maggiore relazione tra la Banca d’Italia e i player del settore, anche per favorire una crescita del sistema senza andare a scapito degli attori del mercato”, conclude Bertoldi.

Fonte: Bebeez

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